Arti Marziali
CS. Ju Jitsu memorial M° Gino Bianchi
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- Categoria: Arti Marziali
- Pubblicato Lunedì, 26 Gennaio 2015 09:53
- Scritto da Benedetta Stella
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18°TROFEO NAZIONALE JU JITSU
MEMORIAL M° GINO BIANCHI
Il Ju Jitsu italiano e la città di Genova ricordano il maestro Gino Bianchi nel memorial dedicato a colui che introdusse questa disciplina non solo in Italia ma in Europa. La 18° edizione è fissata per sabato 31 gennaio (dalle ore 15 alle 19) e domenica 1 febbraio (dalle ore 10 alle 16) presso il Paladiamante di Via Felice Maritano 36.
Il Trofeo Galà Gino Bianchi, è promosso dalla Regione Liguria, con il Patrocinio del Comune di Genova e organizzato dalla ASD Tegliese in collaborazione con l’Associazione Italiana Ju Jitsu e Discipline Affini.
Saranno circa 350 gli atleti partecipanti, per un totale di 30 società provenienti da: Emilia Romagna, Umbria, Lazio, Piemonte, Campania, Puglia, Sicilia, oltre ovviamente dalla Liguria.
La manifestazione organizzata in ricordo del M° Gino Bianchi è la testimonianza che l’Associazione Italiana Ju Jitsu, riconosce e identifica il suo metodo di insegnamento di base con quello fondato dal M° Gino Bianchi, questo nonostante negli anni si sia sviluppato anche un Ju Jitsu agonistico oggi praticato a livello Nazionale ed Internazionale, che L’AIJJe DA segue in prima persona essendo l’unica Organizzazione Nazionale riconosciuta e membro della JJIF (Ju Jitsu International Federation).
Fondamentale inoltre, è stato in tutti questi anni all’interno dell’AIJJeDA, il contributo dei Maestri Genovesi e Liguri allo sviluppo della “Dolce Arte” .
La storia della diffusione del Ju Jitsu in Italia è strettamente legata al M° Bianchi e risale al periodo della 2°Guerra Mondiale, quando il giovane Gino, già campione militare di Savate, era arruolato nella Marina da Guerra. Fu a Tien-Tsin in Cina che volle imparare, da elementi giapponesi, la “dolce arte” (derivazione del significato di Ju Jitsu cioè “arte della cedevolezza”) avendo constatato la maggiore efficacia e completezza di questa arte marziale.
La difficile opera di diffusione iniziò nell’immediato dopoguerra, una volta rientrato in Italia, dapprima con pochi allievi in un locale in via Ogerio Pane a Genova e poi sul finire degli anni ’40 nella palestra di Salita Famagosta, proseguendo senza sosta.
Si creò così un vero e proprio “Metodo Bianchi” più occidentale e comprensibile, una traduzione di tecniche dalle equivalenti giapponesi che vennero anche codificate. Sotto la sua guida gli atleti cercavano di ottenere la massima efficacia dalle tecniche apprese, in maniera veloce e realistica.
Responsabile Nazionale Coordinamento Informazione
Benedetta Stella